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Marco Mencaglia, la forza della verità

Data Pubblicazione : 13.06.2025

Intervista a Marco Mencaglia, Maestro Nazionale

 

Quando trasmetti la tua passione ai figli ti condanni ad un continuo girovagare, tra allenamenti e tornei, e riempi i tempi morti chiacchierando, ovviamente di tennis, e ne senti di tutti i colori e spesso ti allontani per non ridere delle sciocchezze che ti vengono propinate come verità assolute poi, raramente, incontri qualcuno che dopo le prime parole ti fa capire che è meglio che stai zitto e ascolti e impari, perché questo qualcuno non chiacchiera ma trasmette tennis con le sue parole, tennis vero, tennis alto, come il maestro nazionale Marco Mencaglia.

Marco Mencaglia, Maestro Nazionale dal 1993, 630 ATP in singolo e 480 in doppio, classifica Italiana B1 dal 1987 al 1990, Coach di Laura Golarsa, ha seguito tanti giovani atleti under 12 come Yari Natali 1987 (vincitore Lambertenghi), Francesco Ferrelli 1985 (finalista Lambertenghi), Carlotta Mencaglia 2003 (figlia) finalista campionati under 11, semifinalista under 13, Silvio Mencaglia 2004 (figlio) 38 tennis europe under 14, 1930 ATP e 2.2 della classifica italiana e qui ci fermiamo altrimenti non ci sarebbe più spazio per le domande.

Maestro il tennis italiano sta vivendo un successo senza precedenti, il merito va alla Federazione, alle Accademie o ai “maestri artigiani”?

Il successo del tennis italiano parte da lontano. La federazione tennis dopo anni di progetti sbagliati ha capito finalmente quale fosse la strada da percorrere. Hanno aiutato economicamente i giovani atleti lasciandoli lavorare a casa propria con il loro maestro e dando loro periodicamente consulenze nei centri tecnici grazie ad una serie di specialisti di varie materie. Io con i miei figli ci sono passato e conosco il lavoro fatto.

Dopo i vari Sinner, Musetti, vede già pronto un ricambio generazionale di alto livello?

Sinner è un discorso a parte, non è un prodotto federale ma di un team privato con a capo Riccardo Piatti, i meriti vanno solo ed esclusivamente a lui. Avete mai visto un tecnico federale nel suo box ?

Per Berrettini, Sonego, Musetti, Cobolli, Arnaldi, Nardi possiamo parlare di prodotti federali mentre Bellucci è un altro ragazzo formatosi da solo. Tornando alla domanda direi che ci sono vari giovani con ottime qualità. A me piace molto Caniato 2005 anche se non conosco direttamente il ragazzo, so che è in buonissime mani. Anche Romano ora che ha preso una guida esperta sta avendo ottimi risultati. Poi aspetto sempre qualche esplosione tra i 2004 ce ne sono tanti che giocano molto bene ma hanno bisogno di più tempo per maturare. Abbiamo Cinà, campione sin dalla nascita, figlio di una ex tennista mia carissima amica. Una famiglia di bravissime persone che conosco sin dalla giovinezza. Ora sta esplodendo Vasamì ma da come mi raccontano deve ancora crescere molto come persona.

Sui 2008 2009 2010 2011 non so dirti ma non vedo qualcuno nei primi posti delle classifiche Itf o Tennis Europe, il tempo ci dirà.

Il tennis femminile forse non mantiene il passo con quello maschile…

E’ vero e non capisco perché il settore femminile abbia seguito gli stessi errori commessi dal settore maschile decenni fa. Avevamo un CTP a Foligno che funzionava benissimo con due tecnici fantastici, preparati, che davano l’anima per i propri allievi ma poi hanno messo un nuovo DT donne e sono state tutte trasferite al nuovo centro Fit di Formia, senza potersi più avvalere della guida dei tecnici di Foligno. L’accentramento non funziona e mai funzionerà. Gli ultimi successi furono quelli del quartetto di Coppa Davis con Belardinelli ma è un modello non più riproponibile, vista l’evoluzione del tennis moderno, per cui credo che ci vorranno anni prima di riavere qualche ragazza di livello ma ovviamente spero di sbagliarmi.

Nel suo percorso di tecnico ha allenato giocatori/giocatrici di alto livello? Se si chi?

Appena smisi di giocare nel 1992 mi capitò l’opportunità di lavorare con Laura Golarsa. Laura rientrava da un grave infortunio, si era trasferita a Roma, si era separata dal suo coach e alcuni amici comuni ci misero in contatto e in quel momento iniziò la nostra avventura. Eravamo coetanei, abbiamo passato un bel periodo, ci completavamo a vicenda, poi a causa di un problema al mio gomito le nostre strade si separarono. Nel 1994 mi chiamò disperata da New York. Stava giocando gli US Open ed era rimasta sola pure lì e al telefono mi disse “prendi un aereo e vieni ad aiutarmi”. Ancora oggi ci sentiamo, ci vediamo e la stima reciproca è rimasta sempre intatta e questo vuol dire che hai trasmesso qualcosa di importante.

Sappiamo che ha due figli, un maschio e una femmina, entrambi tennisti, quali sono le loro caratteristiche?

Carlotta è sempre stata molto diligente, capace di raggiungere livelli elevatissimi in alcuni momenti della sua carriera. Liceo Classico pubblico, un anno avanti, a dicembre 2025 si laureerà al college UTEP negli Stati Uniti. Ha trovato la sua strada, buon per Lei. Silvio , molto talentuoso grazie a madre natura, ha già deciso da tempo il suo futuro, quando mi disse: “voglio diventare un tennista professionista”, tuttavia i passaggi necessari per quel tipo di carriera non gli sono ancora molto chiari per cui lo scorso settembre scorso ho deciso di affidarlo ad alcuni colleghi: quando un allievo di quel livello non è pronto a seguire un determinato lavoro va aiutato a trovare un’altra soluzione e non parlo di fisico o di tecnica.

Per la sua esperienza di tecnico di alto livello è più facile allenare i maschi o le femmine?

I ragazzi possono stare in gruppo finché hanno la stessa classifica e possono giocare gli stessi tornei, le ragazze devono vivere da sole, come il pesce rosso nella sua vaschetta. Per raggiungere risultati dico che è meglio avere una donna, il modo di giocare è talmente simile tra tutte che loro basterebbe mettere dentro qualcosa di diverso (vedi Boisson) che sparigli le carte e le fai fare il salto di qualità;

Qual è a suo parere la dote principale per aspirare a diventare un tennista di livello internazionale?

Non basta colpire, fare ritmo, intensità, serve studiare a quel livello. Il piccolo dettaglio fa la grande differenza, avere voglia di cambiare se stessi dentro e fuori dal campo, avere il coraggio di aggiungere cose che ti torneranno utili, pensare e provare e agire;

Come vedi il ruolo dello psicologo dello sport?

A livello professionistico ci potrebbe anche stare ma a livello giovanile mi sembra una follia. Mi hanno raccontato che ora i ragazzi convocati ai raduni federali devono portare oltre al Maestro e il preparatore atletico anche il mental coach. Non so….. commentate voi.

Gli psicologi quasi sempre non hanno mai preso una racchetta in mano. Puoi aver studiato quanto vuoi ma se non hai mai vissuto determinate situazione come fai a parlarne? La federazione tennis ha istituito un corso per mental coach dove per partecipare devi essere laureato in Psicologia. Io il corso l’ho visto, è stato fatto nel mio circolo e non lo commento. Poi le laureate al College in psicologia, tenniste, come mia figlia, non possono partecipare al corso….. ma queste sono le classiche dinamiche italiane.

Sempre più genitori fanno accompagnare i propri figli nei tornei under da queste figure professionali, è d’accordo?

Ognuno fa quello che meglio crede. Io a livello giovanile cerco di fare il Maestro in campo ma anche l’educatore. I ragazzi da giovani devono studiare, imparare e crescere e quello deve essere il loro divertimento. Non mi risulta che il Cobolli di turno avesse un guru mentale a 12, 14, 16 anni, e lo posso affermare con certezza frequentandoli;

Al momento sta seguendo qualche progetto o prospetto interessante?

Noi abbiamo un gruppetto di 20 ragazzi dal 2007 al 2016. Sono di vari livelli, tutti arrivati con grandi lacune coordinative non colmate anni addietro. L’unica presa a 7 anni è Maria Victoria Nitu 2014 con la quale abbiamo impostato d’accordo con la famiglia un progetto a lungo termine. Ne avevo un’altra, una 2012 era molto interessante. Eravamo al quarto anno poi, da un giorno all’altro, è andata via senza neanche salutare. Si sa che spesso capita e pazienza, si va avanti. Ormai ho sviluppato gli anticorpi a queste situazioni. Tengo a precisare che da noi prendiamo i ragazzi in base all’educazione familiare. La disponibilità al lavoro, al sacrificio e all’attenzione sono attitudini essenziali per lavorare con noi, altrimenti impazzisci. L’età, la classifica e il livello all’inizio non ci interessano.

Se potesse tornare indietro nel tempo rifare il tecnico?

Assolutamente sì, è la mia vita, la mia passione. Io non ho mai lavorato mi sono sempre divertito!

Le piace questo progetto dei GTI, Giovani Tennisti Italiani?

Il progetto è molto interessante, con tante idee futuribili. Molti ragazzi hanno bisogno di aiuto economico e non solo. Ci vedo tanta passione e determinazione, lavoro molto impegnativo ma ben vengano queste iniziative.

IN BOCCA AL LUPO

Maestro, grazie della sua disponibilità. Averla ospitata sul nostro sito è motivo di orgoglio per tutti i “GTI Giovani Tennisti Italiani”.